Il Terzo racconto di Lilith

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Giancarlo Guerreri

“Lilith indossava un velo di finissima seta. Adagiata sul letto colmo di cuscini...

“Lilith indossava un velo di finissima seta.

Adagiata sul letto colmo di cuscini sembrava perdersi tra le ondeggianti pieghe della montagna di guanciali colorati che, senza alcun ordine preciso, galleggiavano sul piumone damascato. La tenue luce d’ambiente colorava di tinte calde quella scena sensuale, le candele, appoggiate a ricercati sostegni diffondevano tremolanti sussurri di ocra. Bastoncini d’incenso regalavano all’aria profumati respiri d’oriente, creando vortici di nebbie sottili che si diffondevano seguendo gli invisibili sentieri dell’etere.

Amir era in piedi, estasiato, rapito da quella vista sublime, quasi stordito dal desiderio e dalla bellezza di lei. Respirava lentamente, assaporando antiche fragranze confuse tra gli angoli più intimi di Lilith, immaginando di immergere la propria bocca tra quelle pieghe di roseo tepore che ora appartenevano a lui.

Senza modificare la propria dinamicità, lentamente con un movimento esageratamente lento si avvicinò al letto fissandola come per rapirla, paralizzandola con lo sguardo. Lo stesso movimento del gatto a caccia di prede che le addormenta con gli occhi.

Lilith si ritrasse qualche centimetro, finché comprese di essere lei la preda, quindi si fermò desiderosa di conoscere quel tipo di morte.

Amir non modificò la propria velocità, anzi sembrava quasi che l’avesse ulteriormente ridotta per allungare quell’attesa esasperante.  Le due bocche s’incontrarono sfiorandosi appena, Lilith aprì la sua ricevendo un bacio lunghissimo che la fece fremere di piacere. I loro corpi colorati dalla luce delle candele sembravano un’unica cosa, una massa di calore e fiamma che si arrotolavano e compenetravano con crescente passionalità.”

 

Berenice sorrise a Ludwig, leggendo nei suoi occhi un forte desiderio. Proseguì il racconto rimandando altri contatti a momenti successivi.

 

“Osservando Lilith distesa con lo sguardo perso nel ricordo del piacere appena provato, Amir, credette di intravvedere antiche fattezze che gli ricordarono canoni di bellezza appartenenti all’Antico Egitto, credette di intravvedere una struttura fisiognomica molto simile a quella del busto di Nefertiti, la bellissima regina moglie di Akenathon, il faraone eretico.

 Quegli stessi lineamenti non proponevano dei canoni classici o comunemente condivisi, avevano invece assunto i connotati della bellezza oggettiva.

Il senso di equilibrio e di armonia che scaturiva dal viso di Lilith gli provocarono una reazione così intensa di folle attrazione e di evidente coinvolgimento che non poteva trovare spiegazioni razionali.

La prima notte che Amir e Lilith trascorsero insieme, dopo alcuni incontri preliminari, stabilì l’inizio di un nuovo status mentale che avrebbe creato le premesse di un cambiamento radicale nelle loro vite.

La tensione che precedette quel magico momento aveva reso i due amanti molto nervosi: si recarono sulla macchina di lui verso un antico cascinale, posto nelle vicinanze di Calizzano, un piccolo comune ligure vicino al confine con il Piemonte, che avevano affittato per tre giorni.

Entrarono con il cuore che batteva oltre misura, usando le chiavi che il custode, residente in una piccola dependance, aveva loro consegnato.

Entrarono con la sensazione di aver valicato un magico portale.

Immersi in un silenzio rotto solo dal sordo rumore dei loro passi, si guardarono intorno con cauta circospezione osservando miriadi di minutissimi granelli di polvere che gli ultimi raggi del sole palesavano ai loro occhi. Avvertirono entrambi un profumo di legno mescolato ad un odore poco conosciuto di cera d’api. Molti favi giacevano su tavole di quercia, ricoperti di polvere, arnie malridotte stavano in un angolo del pavimento, alcuni cadaveri di api giacevano immobili come per dimostrare la fine di una preziosa attività, ormai dimenticata. Amir, avvisato dal custode che il piano terreno non era stato messo in ordine, in quanto ancora utilizzato come magazzino da altre persone, prese sottobraccio Lilith e si diresse verso la scala che conduceva al piano superiore.

Il fascino delle vecchie case, i loro odori pungenti sconosciuti ai nasi di città, quel particolare tipo di polvere che non è sporcizia, bensì l’impronta del tempo che deposita le proprie memorie sulle vecchie masserizie di sempre, continuava e rievocare ricordi senza posa, ricordi mai dimenticati.

Lilith non aveva ancora detto una sola parola, era entrata in uno stato di assoluto benessere che sembrava possederla come un demone. Entrando nella camera da letto, destinata al loro amoroso soggiorno, aveva notato una maggior pulizia, aveva sentito lo scricchiolio del pavimento di legno, ricoperto di autentica cera d’api che creava sfumature di varie tonalità di rosso esalando quel caratteristico penetrante profumo.

Si avvicinò alla finestra, scostò un poco lo spesso tendaggio osservando la palla di fuoco che si dirigeva con lenta determinazione oltre il limite dell’orizzonte,  cogliendo le sfumature del cielo che diventavano via via più scure.

Amir le si era avvicinato di spalle, osservando anch’egli quel magico tramonto le baciò delicatamente il collo sottile. Le mani le sfiorarono i seni: penetrando con le dita sotto il sensuale reggipetto incontrarono due turgidi capezzoli che risposero con la loro rosea voce a quella forte tentazione. Un bacio prolungato unì due bocche per l’eternità, trascinando i loro corpi fusi nelle labbra verso il talamo nuziale.

La luce di due candele venne preferita a quella elettrica, il colore delle fiammelle tinse di giallo la carta da parati: vecchia e lacerata in più parti proponeva dei disegni floreali di vari colori, disegnati su di un esangue sfondo verde pallido. Prima di prendere possesso del loro giaciglio tolsero il copriletto rosso, ricamato con foglie d’oro, mettendo a nudo delle antiche lenzuola cucite a mano.

I due amanti ripresero il bacio, mai interrotto nella loro realtà, con un desiderio ancora più evidente. Le loro mani sapienti agirono con studiata consapevolezza, sfiorando zone sempre più intime che emergevano dai loro indumenti come fiori in cerca di luce. Amir spostò l’attenzione del suo bacio verso il seno di lei, e con inaudita voluttà lo dipinse di umida passione. La sua bocca andò a salutare l’altro seno, che ne reclamava la presenza, quindi, dopo aver incontrato gli occhi di Lilith scese con prevedibile mossa verso la zona più eccitata del suo corpo. Lilith si abbandonò adagiandosi sul letto, lo sguardo perso nei disegni del soffitto. Il silenzio dell’ambiente, l’odore pungente di cera che emergeva dal pavimento, l’incessante tremolio delle fiammelle proiettato sull’alto soffitto, crearono una cornice perfetta al senso di intenso piacere che nascendo dal suo sesso saliva lungo la spina dorsale incurvata nell’estasi assoluta. Lilith non raggiunse l’orgasmo, quel misterioso tipo d’esperienza sembrava non appartenerle, sembrava essere poco importante se non addirittura non necessario. Mentre il bacio prolungato di Amir la trasportava oltre i confini di se stessa, provò un senso di leggerezza mai provato prima, le sembrò di galleggiare sul letto, di staccarsi dal suo corpo, mantenendo nel piacere quel contatto divino con il proprio amante. Il sapore di Lilith era inebriante, il suo sesso esprimeva collezioni sempre nuove di essenze aromatiche e profumi afrodisiaci, al punto che Amir perse anch’egli il contatto con i riferimenti materiali dell’ambiente e si dissolse nella sua calda femminilità.

L’estasi durò un attimo, un attimo di presenza divina che volle cristallizzarsi nella camera da letto del vecchio cascinale.

La lunga notte proseguì tra carezze e baci, tra parole appena sussurrate con un timbro profondo per parlare direttamente all’Anima e gemiti muti che rimanevano imprigionati dalla paura di essere troppo palesi.

Le prime luci dell’alba penetrando dai vetri della finestra inondarono di freddo chiarore la stanza, mettendo lentamente in risalto suppellettili, soprammobili e arredi d’altri tempi.

In lontananza il latrato di cani che chiedevano cibo, canti di uccelli e versi di animali da cortile, destati contemporaneamente da un’invisibile causa.

Amir osservò a lungo il sonno di Lilith, commosso da tanta dormiente bellezza. Le accarezzò con leggerezza i capelli, suscitando deboli reazioni di risposta, fino a che lei si voltò lentamente verso il suo corpo, abbracciandolo con forza.

Lui le baciò dolcemente il capo respirando il profumo del risveglio, quindi la strinse a sé accarezzandole i seni. Fecero l’amore fino a metà mattina, un amore leggero, addormentato ma vivo, delicato come una piuma che leggera respira la brezza del vento, in altri momenti più focoso ed irruente, per tornare subito dopo alle tinte pastello di una sconfinata morbidezza.

Uscirono di casa per una breve passeggiata. Entrarono nella cucina del custode, dove una vecchia stava preparando delle frittelle di mele. Un tavolo imbiancato di farina troneggiava nel mezzo della scura cucina, dal soffitto pendevano salami, formaggi e ortaggi di varia forma. Le pareti erano affumicate, al centro del muro più lungo si intravvedeva la scura bocca del forno, dal quale erano usciti, ore prima, dorati sfilatini e una candida focaccia. Molte pentole stavano appoggiate, come in attesa di eseguire ordini, varie posate d’ottone e suppellettili di peltro erano ammucchiate in un angolo, vicino ad un lavello di pietra. Il pavimento era ricoperto di mattonelle di cotto, macchiate dal tempo, olio e varie sostanze sembravano aver battezzato ogni angolo di quel laboratorio, che era alla base di tutte la attività della fattoria. Alcune galline razzolavano fuori nel piccolo cortile, indifferenti e lontane, inconsapevoli del loro destino. La vecchia fece entrare i due ospiti; con un sorriso aperto e raccapricciante, mostrando le lacune di una dentatura quasi inesistente, prese la mano di Lilith con dolcezza e la invitò a seguirla dentro una stanza adiacente alla cucina. Amir le accompagnò con lo sguardo, vedendole entrare in un antro buio che sembrava essere la porta dell’inferno. La vecchia fece accomodare Lilith, offrendole da bere una calda tisana, le porse un panino ancora tiepido e un vasetto di marmellata di prugne. Uscendo dalla stanza, la vecchia fece cenno ad Amir di entrare e di servirsi con la sua donna.

L’atmosfera del piccolo locale era particolare, intorno a loro aleggiava un profumo di cibi e di frutta matura che trasformava la percezione dello spazio e forse anche del tempo. Amir vide come in sogno l’immagine di Lilith addobbata con altri vestiti, indumenti molto ampi la cingevano costringendola in un turbine di ricami e nastrini che non appartenevano al gusto del nostro tempo. Lilith, più bella che mai, sorrideva attraversando con la sua deliziosa espressione le barriere del tempo, sorrideva ad un uomo che le appariva ben diverso da quello che conosceva e che aveva passato con lei la notte. Come spinto da una forza incoercibile, Amir, si avvicinò fino a toccarla, la strinse a se baciandola teneramente e strappandola da quella dimensione terrena. La sua mano si insinuò abilmente sotto la gonna, andando a cercare il punto che desiderava essere trovato. Un leggero gemito di Lilith gli fece comprendere che il desiderio si stava impossessando di loro, trovò tra le sue gambe quella umida risposta che divenne una rapida conferma.

Il piacere spesso tenta di farsi riconoscere per fornire utili indicazioni a chi tenta di farlo nascere, quella mattina Amir ricevette molte conferme. Quando la vecchia ricomparve vide i due innamorati avvinti in un abbraccio che non lasciava molti dubbi, socchiuse la porta e osservò, per qualche istante, le carezze e le effusioni proibite che quasi sicuramente non le erano mai appartenute.

Amir volle assaggiare la calda femminilità di Lilith, infilando la testa sotto l’ampia gonna gli sembrò di nuotare in un oceano di fragranze e profumi nuovi e sconosciuti, aromi differenti da quelli che lo avevano inebriato la notte precedente. Le differenze tra quei sensualissimi odori, che sembravano appartenere ad un’altra donna, erano essenziali ma non sostanziali. La loro impronta digitale rivelava che potevano appartenere alla medesima donna, ma una impercettibile differenza ne denunciava, contemporaneamente l’evidente estraneità. Amir, durante quei magici momenti non pensò sicuramente alle differenze sopracitate, investito da una serie di risposte alle sue audacissime azioni, si lasciò sedurre dal crescente desiderio e trasferì sul proprio membro quegli stessi sapori che riposavano ancora sulle sue labbra.

Lilith si lasciò amare: Appoggiata al tavolo, con le mani tese contro la parete esprimeva con la mimica del viso quel piacere che non voleva verbalizzare, convinta che la vecchia fosse rimasta dietro la porta ad origliare. Amir, meno sensibile a quel tipo di preoccupazione affondò la sua crescente euforia, seguendo un istinto che la natura gli aveva generosamente invitato a seguire.

Dopo qualche minuto il piacere di lui volle palesarsi, scaldando sensualmente il ventre di lei.

Al termine di quella particolare esperienza, i due amanti si nutrirono con i doni del loro amore, condividendo nel modo più intimo un inconfessabile pasto.

 

Gli effetti prevedibili del racconto ottennero i risultati previsti, Berenice si sdraiò sul morbido talamo, attendendo il tiepido contatto con il corpo di Ludwig.

 

 

 

 

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