Secondo racconto di Lilith

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Giancarlo Guerreri

Lilith aveva raggiunto il proprio scopo: aveva trovato un amante in grado di...

Lilith aveva raggiunto il proprio scopo: aveva trovato un amante in grado di soddisfare le sue pulsioni, senza sconvolgerle la vita e senza obbligarla a prendere decisioni scomode o inopportune.

Durante il periodo della frequentazione amorosa, Lilith, aveva trasformato il piccolo monolocale mansardato in un autentico nido d’amore, arredandolo elegantemente con una meticolosità che le era propria. Il suo elegante senso del bello l’aveva aiutata a ricreare un’antica atmosfera appartenente ad un periodo precedente, forse a un’altra epoca, forse a un altra vita.

Il locale si affacciava sulle sponde della Dora, un modesto affluente del Po che scendendo dalla valle di Susa si presentava alla città di Torino, poco prima di morire nelle placide acque del fiume più lungo d’Italia.

Torino possedeva il fascino un po’ decadente di una vecchia regina declassata al rango di ancella.  La sua fama, legata più ai commerci che alla cultura, sembrava essersi lentamente trasformata. In alcuni quartieri si poteva respirare ancora quell’aria un po’ sabauda che aveva caratterizzato la capitale due secoli prima. Il tempo, amico del capoluogo, le aveva ridato la vecchia patina di sempre, regalando al centro storico e a molti quartieri più periferici quel tocco antico di vecchia città per bene, abitata da gente silenziosa e lavoratrice. Le arti erano tornate a prosperare, ospitate da nuove botteghe di bravi artigiani che esercitavano con antica passione mestieri dal valore intramontabile.

Torino aveva superato numerose invasioni, giustificate da crescenti necessità di mano d’opera, nella seconda metà del ‘900 nacquero interi quartieri popolari che nell’arco di breve tempo si trasformarono in ghetti pericolosi e malfamati.

La recessione economica aveva riconsegnato quelle stesse case a nuovi disperati che cercavano, più che tradizionali lavori, modi di sostentamento e strategie di sopravvivenza.

Un aspetto di Torino, meno conosciuto e palese, riguardava la sua nota fama di Città magica. Una reputazione che prendeva origine nel lontano medioevo, mai smentita completamente da studiosi di settore e tanto meno dai torinesi stessi.

Medium, più o meno accreditati, negozi specializzati nel settore delle arti magiche, librerie storiche, con indici dedicati a varie forme di occultismo… Torino era anche questo.

I suoi salotti ospitavano frequentemente autori che intrattenevano conversazioni sul sacro o sul magico, manifestando competenze spesso serie ed accreditate. Il pubblico, a sua volta, rimaneva sabaudamente meno coinvolto del previsto: prudente, cauto, esprimeva un profilo generalmente basso, in grado di smontare gli entusiasmi del più coinvolgente conferenziere.

Lilith conosceva molto bene questo aspetto della sua amata città, aveva raccolto decine di oggetti e libri che parlavano il linguaggio misterioso dell’Ermetismo, intendendo con questo termine tutto l’insieme di antiche conoscenze tradizionali, nascoste nei simboli e nelle incomprensibili formule di natura magica.

La donna, bellissima e dall’intelligenza decisamente vivace, aveva vissuto una giovinezza piuttosto esuberante, cercando continuamente soddisfazioni che tardavano a manifestarsi.

La sua mente, all’eterna ricerca di una luce metafisica, la spingeva a provare sempre nuove esperienze, sublimando quelle precedenti e attivando vortici di natura sessuale che la conducevano per mano verso le esperienze più improbabili.

Lilith aveva un’età indefinibile, quando qualche sconsiderato si permetteva da porle la disdicevole domanda, ella rispondeva che la sua età animica aveva milioni di anni, quindi la piccola frazione di tempo passata in questa ultima incarnazione non aveva il minimo significato.

La sua relazione con Amir durava ormai da alcuni mesi, un crescendo di nuove emozioni, rese sempre più forti dalle capacità mentali del suo amante stavano trasformando una comunissima intesa di corpi in un dialogo di anime, in un raro connubio di elementi sottili che utilizzavano i loro corpi avvenenti per manifestare la propria natura spirituale.

Lilith e Amir avevano ben compreso che la loro relazione doveva appartenere ad un Piano differente, la loro intesa, durante l’atto d’amore, vibrava verso dimensioni inaspettate facendo letteralmente volare i loro sguardi che trascinavano corpi eterei verso luoghi di altra natura.

Avevano battezzato con il nome di “Pandora” questo luogo dell’Anima, riferendosi ad un noto film di James Cameron: Avatar.

Con il passare dei mesi i loro incontri si fecero sempre più frequenti, il desiderio stentava a diminuire, al contrario strappavano alla vita quotidiana momenti sempre più lunghi, assaporandone ogni frazione di tempo con crescente avidità.

Lilith temeva di perdere il controllo, la sua mente mercuriale sembrava opporsi al suo rapporto affettivo: sventolandole davanti scenari spaventosi di legami strazianti, decaduti in svilenti relazioni convenzionali, cercava di convincerla a ritornare sui propri passi.

Mantenere un alto livello di coinvolgimento sembrava un lavoro difficilissimo, in apparenza questa relazione avrebbe potuto prendere i connotati di una autentica esperienza lavorativa, obbligando i due poveri protagonisti ad incalzanti performance sessuali sempre più devastanti.

Nella realtà queste preoccupazioni sembravano essere assolutamente inesistenti.

Il rapporto tra i due progrediva costantemente verso un ideale di ottima qualità, modificando la loro percezione del legame ed estirpando quelle valenze negative che tanta paura fecero all’inizio.

Lilith si accorse che un fantasma molto più pericoloso stava presentando le proprie credenziali, un fantasma che giace spesso sopito nei nostri incubi più profondi, emergendo all’improvviso con un urlo straziante.

La paura di perdere il controllo lasciò spazio alla paura dell’abbandono, il sentimento più doloroso che essere umano possa provare.

Questo nuovo fantasma faceva tremare Lilith di paura.

Amir, dal canto suo, non sembrava stanco di quella relazione, l’entusiasmo della sua donna era cresciuto insieme alle richieste di maggiori rapporti, ma questo non lo disturbava minimamente, al contrario induceva in lui una speciale attrattiva legata al desiderio che lei esprimeva senza mezzi termini.

I fantasmi sono pericolosi e spesso diventano idee ossessive difficili da gestire, così Lilith iniziò a crearsi degli stratagemmi mentali atti a ridurre al minimo il rischio di fuga del suo amante.

Amir non aveva manifestato alcuna intenzione di chiudere il rapporto, ma percepiva nella crescente voluttà di Lilith un atteggiamento non del tutto comprensibile. Le loro notti erano diventate veglie di pura espressione erotica, le tenebre autunnali proteggevano il talamo dove quotidianamente venivano consumati riti sessuali che comprendevano candele, simboli esoterici, invocazioni angeliche….la notte appariva sempre più corta e sempre più densa di momenti di alto valore passionale.

Alcuni mesi dopo, all’inizio del nuovo anno, Amir le disse che si stava preparando per affrontare un viaggio di lavoro, una rara opportunità che una nota azienda tessile desiderava offrirgli. Si trattava di un incarico di prestigio che gli avrebbe offerto un buon avanzamento economico e di responsabilità.

Lilith visualizzò immediatamente gli aspetti negativi di quel lavoro, realizzando che i pomeriggi e le notti si sarebbero svuotate della sua presenza, interrompendo quel sublime rapporto di anime e corpi.

Non espresse le proprie perplessità per non innescare sgradevoli discussioni, decise di sorridergli con i suoi splendidi occhi azzurri, illuminandolo con la propria bellezza.

Amir si lascò travolgere da quel corpo sinuoso che conosceva nei minimi particolari. Le bellissime mani di Lilith si avvicinarono ai punti più sensibili del viso accarezzandolo con sapienza, quindi con lentezza calcolata scesero sfiorandogli prima i capezzoli, quindi il sesso che rispose generosamente a quelle irrinunciabili carezze.

I due corpi si plasmarono seguendo percorsi olfattivi studiati e prevedibili, baciando con voluttà i particolari dell’altrui corpo che non conoscevano il senso del pudore.

La loro danza si protrasse per tutta la notte, fino all’alba, le cui luci illuminarono due corpi sfiniti da un rapporto di natura divina.

La mattina Amir si allontanò per onorare i suoi impegni di lavoro e Lilith iniziò a pensare, a pensare al dolore della futura lontananza…e a qualche possibile soluzione alternativa.

Quando, nel tardo pomeriggio Lilith rientrò a casa aveva uno sguardo nuovo sensibilmente diverso da quello del giorno prima. L’idea ossessiva che l’aveva a lungo tormentata, facendola sentire sola ancor prima che Amir partisse davvero, aveva trovato una propria concreta realizzazione, un progetto improbabile e assurdo che rispettava le agghiaccianti fantasie della sua mente.

Lilith, aveva preparato tutto con la massima cura, organizzando i particolari del suo progetto con fredda lucidità, ora non le restava che attendere.

Amir rientrò verso le 20, portò una fresca bottiglia di bollicine per festeggiare la sua promozione.

Lilith lo accolse con un desiderio particolarmente sviluppato, avvicinandosi a lui, senza una parola, lo baciò teneramente sulla bocca mentre lentamente gli toglieva cappotto, giacca, camicia, pantaloni… Quando Amir fu completamente nudo Lilith lo strinse contro di sé, sfilandosi la vestaglia che copriva il suo bellissimo corpo. I due corpi si incontrarono senza veli, si riconobbero e si strofinarono intimamente avvicinandosi al letto.

L’ambiente, piccolo ma gradevole era leggermente illuminato da poche candele che tremando come corpi frementi coloravano di ocra i loro evidenti desideri.

Un cesto di frutta adagiato sul bordo del talamo esprimeva una fantasia di colori di stagione, ma proponeva anche magnifiche banane e succosi Kiwi che spiccavano tra il rosso carnoso di tumide arance. Lilith che conosceva l’arte supreme dell’utilizzo improprio della frutta iniziò a sbucciare le turgide banane, proponendone ad Amir l’evidente finalità.

La cena ebbe una imprevedibile evoluzione, che non prevedeva l’uso dei fornelli e della cucina.

I frutti, conditi con essenze molto intime si rivelarono particolarmente gradevoli al palato, la cena si concluse molte ore dopo, alle prime luci dell’alba.

Amir aveva percepito una particolare efficienza fisica, che gli aveva concesso esibizioni fuori dal normale, ma al tempo stesso percepiva una sorta di impotenza psichica che sembrava agire sulla sua volontà.

Ad una persistente erezione era associato uno stato di apatia mentale che non gli concedeva la libertà di agire. Lilith aveva scoperto una sostanza in grado di annullare la volontà di Amir, obbligandolo a reagire unicamente ai propri comandi.

Quel giorno Lilith volle sperimentare gli effetti che la sostanza sembra indurre sul suo compagno. Gli chiese di andare in bagno, di farsi la barba e la doccia e di ripresentarsi subito dopo. Nel frattempo andò a preparare una ricca colazione che mise su un grande vassoio e che portò a letto. Amir tornò dopo un quarto d’ora pulito e profumato, più bello che mai e perfettamente in ordine. Lilith si assentò a sua volta nel bagno, quindi ritornò in camera. La bellissima donna sorridendo gli accarezzò la schiena, passando le dita lungo la spina dorsale, si mise dietro di lui spingendogli il dorso col suo seno, lo abbracciò teneramente accarezzandogli il petto e provocando una evidente reazione di gradimento. Fece quindi scivolare una mano sul suo sesso, lo strinse delicatamente sussurrandogli delle parole nelle orecchie. Amir in preda ad un desiderio incontrollato si voltò verso di lei possedendola con forza. Dopo alcuni minuti si fermarono e con stravagante indifferenza iniziarono il rito della colazione.

I desideri proibiti di Lilith trovavano sempre una rapida risposta. Le dolci carezze si sprecavano e diventarono, con l’aiuto di marmellate e miele, ancora più dolci.

 Il dubbio che Amir sospettasse di essere stato in un certo senso drogato e che ne condividesse la scelta era tutto meno che improbabile. Il giovane aveva da poco compito quarant’anni, nel pieno della propria attività sessuale e lavorativa, sembrava aver optato per la prima scelta, approvando senza troppe riserve il possibile intervento di Lilith.

Dal canto suo la bella donna si era prodigata per rendere poco desiderabili le pulsioni verso la libertà di Amir, perfezionando quell’ambiente dorato che, abbandonate le fattezze di una prigione, aveva assunto quelle di un vero paradiso terrestre. Le infinite cure avevano trasformato pareti e arredi secondo nuove esigenze estetiche, assecondando veri deliri di perfezione, fino a produrre un ambiente in costante trasformazione che non assomigliava ma i a se stesso. La magia della mente era diventata stile di vita. La magia dell’Anima stava spostando verso una dimensione infinita i piani della realtà, creando con inaudita generosità panorami e situazioni ottimali, panorami e situazioni che rispecchiavano i desideri più proibiti dei due amanti. Il passo decisivo l’aveva compiuto creando un ambiente in continua modificazione che poteva trasformare i limiti della stanza in zone dalle dimensioni sconfinate, con tanto di mare e spiagge e tramonti tropicali…

La realtà aveva modificato se stessa, creando una realtà altra, non meno credibile della prima. Lilith aveva smesso di somministrare pillole eccitanti o droghe atte a favorire l’ottundimento della mente…non ce n’era più stato bisogno.

Raggiunto il culmine dell’esperienza psichedelica, senza aver mai fatto uso di sostanze, i due amanti avvertirono la netta sensazione di aver superato il cosiddetto limite. Terminate le provviste di cibo smisero di nutrirsi, bevettero unicamente acqua di rubinetto e vissero uniti fisicamente, penetrati l’una nell’altro per tempi lunghissimi. Brevi pause di sonno ristoratore e poi di nuovo il folle desiderio dell’unione mistica.

Alcuni giorni dopo le loro bocche, eternamente riunite, decisero di inspirare la stessa aria, scambiandosi reciprocamente un ritmo di reciproco respiro che la faceva transitare nei loro polmoni, a tratti, e senza mai perdere il contatto. In quella posizione, stravolti dall’amore passionale le loro Anime ebbero pietà di loro e con calcolata misura nell’arco di qualche ora, insieme i due amanti, abbandonarono all’ultimo destino i loro bellissimi involucri fisici.

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