Nella stanza solo una debole luce di candela che, tremante, rompeva il velo della più totale oscurità. Il buio non conosceva confini. La stanza apparteneva alla notte, e nella notte doveva svolgersi il Rito magico che insieme avevano preparato da tempo.
Lilith era una donna bellissima, i lineamenti perfetti, esprimevano rigore e dolcezza nello stesso tempo dando al suo viso un’espressione di straordinaria vivacità. Un piccolo, impercettibile movimento della bocca mutava tutta l’espressione del volto, trascinando con sé infinite sfumature di natura emozionale che amplificavano il senso di profondo mistero celato nei suoi bellissimi occhi chiari.
Lilith aveva preparato con curata maestria il nido d’amore per il suo primo incontro iniziatico: una rara occasione per sperimentare le straordinarie potenzialità della magia cerimoniale, rivolta allo studio del più puro erotismo.
La stanza scelta per l’occasione era un ambiente presente in un vecchio stabile del centro storico torinese, trasformato, con cura e precisione, in un tempio di natura iniziatica.
La bellissima donna aveva sviluppato delle naturali capacità medianiche che le avevano concesso il raro privilegio di ricevere dalle alte sfere del mondo spirituale preziosi messaggi e ancor più preziosi insegnamenti esoterici.
Per Lilith conversare con gli Spiriti era un’arte antica, la sua Anima, incarnata infinite volte, sembrava ricordare Entità ed avvenimenti che centinaia o migliaia di anni prima l’avevano accompagnata in corpi di carne.
Il mondo degli Spiriti apparteneva alla dimensione più vicina alla sua consapevolezza, percepiva profumi e impalpabili carezze provenienti da mondi, che i più non avrebbero nemmeno potuto concepire, per Lilith tutto questo era la realtà.
Durante la preparazione del suo ambiente sacro aveva posizionato alcune candele bianche, disponendole lungo il perimetro del locale, secondo precise disposizioni conosciute dalla Tradizione. Due tende rosse oscuravano le finestre della stanza, eliminando qualsiasi interferenza luminosa, impedendo anche al lieve chiarore della notte la sua timida comparsa.
Un grande letto occupava una buona parte dello spazio disponibile, lasciando una decina di metri quadri al resto dell’arredamento.
Un piccolo tavolo con due sedie, alcune mensole alle pareti, un grande tappeto contrale, una libreria e un mobiletto con un lettore di cd, costituivano il resto delle suppellettili.
Lilith aveva curato con maniacale precisione ogni più piccolo dettaglio, calibrando la posizione dei vari strumenti magici, necessari all’esperimento.
Lo spazio sacro, o meglio il luogo in cui si sarebbe compiuto il rito di magia sessuale, era stato creato nella zona occupata dal tappeto: un’area di appena due metri per uno e mezzo.
Sul prezioso Bukara erano state posate quattro candele e sette ciotole piene di cibi differenti. Due calici di vino rosso erano posati al centro dei lati lunghi del tappeto.
Numerosi incensi disposti ovunque consumavano la loro fragile vita per inondare di fragranze orientali tutto l’ambiente.
Lilith indossava una tunica quasi trasparente in tulle ricamato, di colore nero. Vestiva una biancheria intima di pizzo, anch’esso nero, che emergeva delicatamente per contrasto di colore. La sua bellezza radiosa, avvolta dai preziosi tessuti, esprimeva le curve armoniche dei seni e dei fianchi, mentre le lunghe gambe emergevano con tensioni controllate dalle spaccature della tunica, proiettando la loro avvenenza oltre i confini del seducente indumento.
Il momento dell’incontro si stava avvicinando: le candele accese trattenevano a stento lacrime di cera d’api. Una dolce colonna sonora creava un debole sottofondo di antiche armonie celtiche, mentre i vortici colorati dei fumi d’incenso saturavano l’aria del piccolo Tempio.
Lilith non aspettò alcun segnale acustico, con precisa determinazione si avvicinò alla porta d’ingresso, l’aprì accogliendo l’individuo che aveva scelto come compagno per la sua esperienza.
L’uomo, il cui nome sacro non era stato ancora rivelato, entrò con circospezione nell’inconsueto ambiente, mentre la porta si richiuse dietro di sé.
Lilith gli consegnò in silenzio un piccolo foglio sul quale era scritto Amir, il principe della notte, questo fu il nome che gli volle donare, il nome sacro che avrebbe usato durante quell’incontro.
Avevano stabilito, prima di quell’appuntamento, alcune regole molto precise: si sarebbero salutati con un bacio impercettibile sulla bocca, non avrebbero mai parlato, se non per proferire parole rituali e avrebbero assecondato le istruzioni che Lilith aveva già stabilito in anticipo.
Ad un cenno della donna, lui si diresse verso la sala da bagno, dove trovò una leggera vestaglia di lino bianco. Si spogliò completamente alla debole luce di alcune candele, indossò esclusivamente la veste da camera, chiusa da una cintura di seta nera, e rientrò nel tempio.
Lilith lo accolse invitandolo con dei gesti a sedere con le gambe incrociate al centro del tappeto, gli si avvicinò fino a sfiorargli il volto con in proprio ventre. Il profumo della sua eccitata femminilità si diffuse oltre la debole barriera degli indumenti essenziali, dando vita a una relazione dal grande coinvolgimento emotivo. Amir respirava lentamente, per non perdere neppure una parte di quelle intime essenze. Con il viso incollato al corpo di Lilith, iniziò a separarsi dalla realtà circostante, sedotto e rapito dall’intensità della nuova e coinvolgente situazione.
Cadde il velo di tulle e Lilith rimase immobile in silenzio, in uno stato di assoluta contemplazione. Lentamente si sfilò reggiseno e mutandine, permettendo alla bocca del suo compagno di assaporare il delicato nettare della propria intimità. Amir percorse tutti gli spazi del soave abisso purpureo, eccitandosi completamente, affondando il volto nel nido di profumi ed essenze erotiche.
Lilith, lentamente per non perdere l’attenzione del suo uomo, scese piegando le gambe fino alla sua altezza, lo baciò con grande voluttà, sentendo sulla sua bocca e sul suo viso il proprio inebriante profumo di donna.
Senza fermare la lenta corsa raggiunse con la bocca il sesso di Amir, che con virilità emergeva dalla spaccatura della vestaglia.
Lo baciò teneramente, facendolo insinuare lentamente tra le proprie labbra.
Lilith percepiva i segnali di piacere che Amir non riusciva a trattenere, gli sorrideva fissandolo negli occhi da quella particolare posizione.
Dopo qualche minuto raccolse il membro con la mano e lo introdusse dentro di sé mantenendo le gambe incrociate.
I due si trovarono in posizione frontale con i sensi uniti e le bocche che si incontravano nuovamente, si baciarono con una voluttà mai provata prima scambiandosi gli stessi umori che provenivano dai propri corpi.
L’amplesso durò molti minuti, un lento movimento incrementò quel piacere che non si risolse in un prevedibile orgasmo.
Avevano infatti stabilito, di comune accordo, che l’attenzione dovesse controllare il limite ultimo del piacere, per non vanificare i sacri scopi del rituale.
Lilith e Amir, amanti da poco tempo, avevano deciso di provare un nuovo cerimoniale che fosse in grado di aprire, con la sublime Ars Amatoria, le porte del mondo metafisico.
I due si erano incontrati durante la presentazione di un libro sulla ricerca delle vite passate, avevano fatto immediatamente amicizia scoprendo rare affinità elettive, foriere di ulteriori approfondimenti.
Amir, così continueremo a chiamarlo per non tradire la sua vera identità, rimase subito colpito dalla bellezza di Lilith, dal suo sguardo vivace e penetrante. Dal canto suo Lilith fu sedotta dalla sua voce, dal suo modo di raccontarle le proprie esperienze e le proprie idee sulla vita e sul mondo. Quando si incontrarono nell’ambiente protetto della casa di Lilith, per visionare il filmato di un noto psichiatra sulla regressione ipnotica, Amir provò a cercare la sua mano, la raccolse con delicatezza iniziando un breve dialogo che si spense sul seno di lei. Le carezze che seguirono, i baci e gli atti d’amore furono solo la naturale evoluzione di quel primo ineffabile contatto.
Per alcuni giorni si rividero con desiderio sempre crescente, alimentando una bramosia di possesso difficile da controllare.
La loro evoluzione personale non si accontentò di far provare ai novelli amanti le vibranti ebbrezze dell’amore, ma insinuò nelle loro complesse menti l’ipotesi che avessero già avuto un passato comune, un passato vissuto secoli prima in qualche altra zona del mondo.
Lilith, aveva già fatto delle ricerche personali che le avevano anticipato l’incontro con l’uomo del passato. Aveva visitato numerosi medium di buona fama, i quali le avevano anticipato prima e confermato dopo, quell’importante rendez-vous.
Ci fu un attimo in cui i loro occhi si fusero per trovare un’antica emozione, un istantaneo anticipo di un nuovo modo di concepire l’intimo rapporto.
Le donne possiedono una rara sensibilità intuitiva che non conosce eguali in campo maschile, Lilith aveva compreso, dalla qualità di quello sguardo, che l’uomo da poco conosciuto era stato un suo drammatico amore passato. Lo sguardo fuso nell’eterno presente della magia sessuale, fu più esplicito di mille medium e di mille regressioni.
Le inconfutabili sensazioni di dejà vu, suscitate da quell’incontro di occhi, fecero emergere piacere e sofferenza, abilmente fusi in un calderone di emozioni profonde.
Gli sguardi persi oltre il limite della visione si sciolsero istantaneamente annullando spazio e tempo, creando un corpus di fantasmagorie e allucinazioni baciate dalla debole luce delle candele.
Ora, nella penetrazione dei corpi, le bocche unite teneramente scambiavano baci e sussurri senza proferir parole, rievocando quello stesso rapporto di occhi che si fondevano durante l’amplesso.
Al ritmo regolare del movimento dei sessi cresceva il desiderio di fusione animica, sublimando del tutto il prevedibile piacere dell’orgasmo.
Il fremito dei corpi armonizzava l’incontro degli occhi: lo sguardo perso nel nulla pulsava con i loro cuori, teneramente stretti in intimo contatto. Il flusso di emozioni trasmetteva infiniti segnali, informazioni intime e sconosciute che prendevano vita nelle reciproche coscienze. Baci, carezze incontri di tenera voluttà, sorrisi rapidi e lievi sussurri, gocce di piacere che si trasmettevano l’un l’altra come messaggeri d’amore, senza produrre ancora l’esplosione finale dei sensi.
La notte prese forma completamente, le candele avevano consumato metà del proprio corpo di cera e la colonna sonora si era riproposta più volte per assecondare l’armonia del loro incontro. Lilith sorrise teneramente al suo amato Amir, il principe della notte, poi si scostò appena, restandogli legata nell’intimità, raccogliendo da una delle sette ciotole un piccolo boccone. Una noce di frutta esotica venne proposta alla bocca di Amir, egli la assaggiò, ripetendo per lei lo stesso gesto. Fu la volta di una delicata sfera di ananas, abilmente lavorata in precedenza, quindi, il forte gusto di una piccola quantità di rapano.
Seguì l’incontro dei calici e una lunga, reciproca offerta di profumatissimo Barbaresco.
Piccoli dolci si alternarono a bocconi salati, generando una continua sorpresa per il loro palato. La fioca luce dell’ambiente mascherava la vera natura dei cibi e per entrambi ricevere dall’altro i capricci delle misteriose portate fu una realtà assolutamente inaspettata.
Il dono del cibo rappresentava il reciproco accudimento, l’offerta mistica che le loro anime donavano ai corpi altrui. Il cibo venne assunto con calcolata lentezza, gli occhi fusi tra loro impedivano di distinguere i cibi, le dita avevano il compito di esplorare con sapienza il contenuto delle ciotole. Quelle stesse dita dopo aver donato i loro regali del gusto indugiavano sulle parti più sensibili dei loro corpi, catturando essenze sublimi da contemplare con i propri sensi.
Lilith provò un senso di distacco fisico, osservando dall’alto il suo corpo penetrato da quello di Amir, vide una fioca luce azzurrina invadere il tempio e allagarne lo spazio.
Lentamente anche Amir si staccò dal proprio involucro materiale, si diresse verso Lilith, abbracciandola teneramente. I due si spostarono verso gli angoli della stanza, comprendendo di aver raggiunto lo scopo, attraversarono il muro e si sciolsero nella trasparente liquidità di una notte senza tempo.